Blatta da Jigging Reef Jatsui Slow Pitch 100gr 100mm PKO
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Blatta da Jigging Reef Jatsui Slow Pitch 100 gr 100 mm PKO

D4601929

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Blatta da Jigging Reef Jatsui Slow Pitch 100gr 100mm PKO

Blatta da Jigging Reef Jatsui Slow Pitch 100gr 100mm PKO. Reef è la blatta da Jigging dal corpo conico e asimmetrico, caratteristiche che insieme con la doppia faccia olografica in due trame, permettono una discesa verso il fondo rapida e con un nuoto estremamente attrattivo.

Particolarmente adatte allo Slow Pitch, le nuove blatte Jatsui Reef sono realizzate in materiale di alta qualità, con armatura passante e distribuite
“nude” condizione che ne permette la totale personalizzazione, con assist singoli, doppi o ancorette.

Lunghezza 100 mm - Peso 100 gr

Blatta da Jigging Reef Jatsui Slow Pitcj 100gr 100mm HBO

Il primo contatto con la filosofia di pesca verticale giapponese è stato il vertical jigging, tecnica che ha letteralmente rivoluzionato le convinzioni mediterranee aprendo la strada, a bordo delle nostre barche, a discipline ancora più sofisticate e ricercate.

Successivamente ha preso corpo con le tecniche di pesca verticali meno impegnative del vertical pesante, quando  sono comparse parole come Kabura ed Inchiku, che non indicavano soltanto esche artificiali, bensì sistemi di pesca.

Kabura, tradotta letteralmente significa “cavolo” e la forma dell’esca potrebbe ricordare questo vegetale, ma kabura-ya può essere tradotto come “freccia” ed in particolar modo le frecce che i giapponesi lanciavano all’inizio della battaglia. Questa è stata la prima parola a introdursi nel nostro lessico.

L’esca composta da una grande testa metallica pesante, seguita da filamenti in materiale vario che celano due piccoli ami collegati all’esca da due cordini. La tecnica del kabura prevede l’impiego di esche artificiali recuperate lentamente a stretto contatto con il fondo ed ha aperto la strada alla pesca ai grufolatori con esche artificiali.

Immediatamente dopo il kabura è arrivato l’Inchiku. Questa parola deriva da un termine giapponese che significa “inganno”. Quest’esca si differenzia notevolmente dal kabura essendo formata da un’ogiva di metallo pesante, seguita da un octopus basculante armato di assist e ami, che lo rendono utilizzabile anche sulle rocce.

L’uso dell’inchiku è sostanzialmente diverso da quello del kabura, potendo essere recuperato sia lentamente, che a piccoli strattoni. Questa tecnica interessa sia grufolatori che predatori.

Entrambe queste proposte provenienti dal Giappone, non solo hanno aperto nuove frontiere ma hanno anche dato nuovi imput alle aziende rinvigorendo sensibilmente il mercato.

Per ultimo è arrivato anche lo Slow Pitch, tecnica che ha rinnovato per l’ennesima volta la pesca nel Mediterraneo.

Le esche da Slow a una prima analisi possono sembrare dei jig short panciuti, ma guardandoli con maggior attenzione si nota che la loro forma presenta delle caratteristiche finalizzate a un diverso nuoto rispetto ai jig classici.

La tecnica si basa nel tenere l’artificiale Slow appeso alla lenza a precipizio sul fondo, con la canna a ore 3 e parallela al pelo dell’acqua. Quindi, giriamo il mulinello, la canna Slow si incurva e noi ci fermiamo. Nel momento in cui ci arrestiamo, cioè non ruotiamo più il mulinello, la canna torna in posizione di riposo, quindi, da piegata torna dritta imprimendo un’accelerazione all’artificiale verso l’alto.

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